Di Sofia Clemenza
Oggi, sabato 26 aprile 2025, si sono svolti i funerali di Papa Francesco.
Il suddetto funerale viene chiamato Missa poenitentialis e viene celebrato con rappresentanti politici di tutto il mondo.
Ma cosa succede quando muore un Papa? In antichità, la morte di un pontefice deve essere accertata dal Camerlengo, un cardinale incaricato appositamente. Esso chiamava tre volte il pontefice con il nome di battesimo e, se questo non dava segni di vita, pronunciava “vere Papa mortus est”. Questo rituale si è mantenuto fino al 1878, quando morì Papa Pio IX, ma negli ultimi decenni la morte del Papa viene accertata da un medico. La frase, però, viene recitata allo stesso modo dal Camerlengo, che dal 2019 è il cardinale Farrell. La notizia ai fedeli viene data tramite il portone di bronzo di San Pietro, che viene socchiuso mentre le campane suonano rintocchi. Solitamente il corpo si trasporta nella Cappella Sistina, dove viene imbalsamato e vestito con i sacri paramenti (mitria bianca, casula rossa, pallio di pana bianca con croci nere), per poi essere esposto su un catafalco per tre giorni. I cardinali, nel mentre, sono impegnati a spezzare l’Anello del Pescatore, consegnato al pontefice durante la sua prima messa del pontificato. La salma, successivamente, viene posta in una triplice cassa di cipresso, piombo e noce che, dopo la chiusura, viene posta nelle Grotte Vaticane. Tuttavia, non tutti i pontefici sono sepolti in quel luogo: Gregorio XII sepolto a Recanati; Benedetto XII e Giovanni XXII sepolti ad Avignone;
Francesco, invece, ha scelto di essere sepolto a Santa Maria Maggiore. Le sue esequie differiscono da quelle degli altri pontefici, suoi predecessori: nel 2024, infatti, egli stesso pubblicò la seconda edizione dell’Ordo Exequiarum Romani Pontificis, attuando una vera e propria rivoluzione del rito. Ha chiesto, di fatto, un funerale che esprimesse la sua semplicità e sobrietà, tanto da essere definito “pastore e discepolo di Gesù”; il suo corpo non è più esposto in un catafalco, ma su una semplice bara di legno aperta, in merito a quanto da lui detto: “con dignità, ma come ogni cristiano”; è sepolto con delle semplici scarpe nere logorate, le stesse che ha lasciato il giorno della sua nomina, rifiutando le tipiche babbucce papali rosse, simbolo di potere; ha tra le mani un semplicissimo rosario e non l’usuale bastone pastorale, la mitria bianca dei vescovi e non quella rossa del “Papa sovrano”; anche nella morte, inoltre, continua ad indossare la Croce che ha sempre portato con sé e non la tipica Croce pettorale; sulla sua lapide non si fa riferimento al suo pontificato, ma vi è inciso semplicemente “Franciscus”, il suo nome. Queste scelte indicano, in modo piuttosto chiaro, dei messaggi importanti, da non tralasciare: in un mondo pieno di vanità e di lussi, il Santo Padre sceglie di apparire come un uomo del popolo, un comune cristiano, come vescovo di Roma, vicino ad ognuno di noi. Egli, infine, ha voluto riportare la Chiesa al suo valore originario, avvicinandola molto a noi giovani.

La redazione, dunque, saluta calorosamente Papa Francesco e, in segno di buon augurio, ha il piacere di ricordarne la frase “Ragazzi, sognate! Abbiate il coraggio di essere felici e sporcatevi le mani!”.